La continuità aziendale entra nei bilanci, così i principi contabili si allineano al codice

Questo mese e mezzo dall’entrata in vigore, è stato caratterizzato da un continuo di pubblicazioni frettolose che non avendo compreso la vera portata della riforma sulla crisi, partivano dal presupposto sbagliato, che la normativa prevedeva degli alert predittivi della crisi unicamente basati sull’applicazione di semplici indici di bilancio o da semplici budget di cassa a 6 mesi.

Finalmente da qualche giorno si moltiplicano i contributi autorevoli che si focalizzano sulla vera ratio della riforma della crisi, che è quella di facilitare l’Early Warning (allerta precoce) e di misurare costantemente il Going Concern (continuità aziendale).
Qui vi posto l’odierno contributo del Sole24Ore da dove si capisce chiaramente che il fulcro della riforma è la misurazione della continuità aziendale.

La misurazione della continuità aziendale, cioè la misurazione della capacità dell’azienda di costituire un complesso economico e funzionante destinato a produrre reddito per un prevedibile arco temporale futuro, da semplice raccomandazione da parte dell’ISA 570 ora è diventata norma. E per legge il revisore contabile e gli amministratori ai sensi del 1° comma del dlgs.14 del 14 febbraio 2019 ed in virtù del 2° comma dell’art. 2086, deve, nella sua attività, misurare la continuità aziendale.

Problema! Come si misura? L’unico strumento al mondo validato dalla comunità scientifica, e quindi opponibile in Tribunale, è la Balanced Scorecard di Kaplan e Norton (Harward Uninersity 1992).

Il Cruscotto di Controllo:
il primo e unico software cloud basato sulla Balanced Scorecard che misura la salute e la continuità aziendale, indispensabile per il revisore e l’imprenditore, e rispetta la prescrizioni dell’art. 2086 2° comma c.c. e degli ISA 570 e 210, per info http://www.cruscottodicontrollo.it/

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