Cosa accadrà alle Borse e all’economia: Lo scenario Attuale
Le Borse mondiali fino 2008 hanno bruciato miliardi e miliardi di dollari di capitalizzazione e gli indici continuano a perdere. Da cosa dipende il crollo dei mercati?
· Crisi delle società creditizie, dovuta al problema dei mutui americani, che ha prodotto i suoi effetti nel settore bancario non solo USA;
· Un sistema finanziario troppo incentrato sull’utilizzo dei derivati (ricchezza fittizia) e non sull’economia reale;
· “Caro-petrolio”, che ha portato l’inflazione a livelli vertiginosi;
· Impennata nei prezzi delle materie prime e dei generi alimentari, per via della più alta domanda proveniente dai Paesi emergenti;
· Stagnazione economica globale;
Parliamo innanzitutto della crisi finanziaria che investe molte banche d’affari americane. A febbraio 2008 Bernanke (presidente della FED) dichiarò che le banche più importanti non sarebbero fallite e tutte le altre avrebbero subito solo qualche perdita. La situazione sembrava tranquilla.
Come spesso accade si è trattato solo di una frase di circostanza per rassicurare gli investitori.
Una mattina gli analisti si sono svegliati per guardare i conti di qualche banca e poi sono usciti con una dichiarazione plateale: “Mondo, le cose non vanno affatto bene!”.
Il titolo ha iniziato a scendere in modo fisiologico, poi gli short (ordini di vendita allo scoperto) hanno calcato la mano e lo hanno fatto scendere ancora di più. La notizia si è diffusa su Tg e siti web.
Il giorno dopo, qualche depositante si è presentato in banca per chiudere il conto e ha innescato il vortice. Giorno dopo giorno la coda allo sportello diventa sempre più lunga e i mezzi d’informazione ne amplificano la risonanza.
A questo punto la banca è cotta, e si innesca una reazione a catena che mette in difficoltà un numero sempre maggiore di banche.
Per non parlare dei derivati. E’ ormai chiaro che il volume di capitali sposato dai derivati non è possibile calcolarlo. Secondo alcuni la recente manovra varata dal Congresso Americano coprirebbe solo un centesimo del volume di capitali generato dai derivati. Con i derivato basta avere poco denaro e hai la possibilità di muoverne dieci o cento volte di più (noi abbiamo il FIB e le opzioni Mibo) non ne spiego il funzionamento perché secondo me sono prodotti del diavolo e solo il pensiero che qualcuno sia attratto da loro mi sconvolge. E si dovrebbero vergognare tutti quei Guru che fanno corsi o vendono libri pretendendo di spiegare come diventare miliardari con le opzioni o i futures. Ma perché non dicono quante legnate hanno preso e ci spieghino perché se è cosi facile sprecano del tempo a fare corsi e scrivere libri invece di guadagnare standosene seduti su un isola tropicale!
Comunque il mondo della finanza negli ultimi quindici anni, quindi dai tempi di Clinton, ha scelto di puntare sull’economia virtuale e non sull’economia reale creando delle cattedrali sulla sabbia. L’Italia da questo punto di vista si è salvata perché “Arretrata” da questo punto di vista. Benedetto mattone.
Per quanto riguarda il petrolio, in questa fase il prezzo del greggio è centrale. Ormai è il greggio che muove il dollaro e non viceversa. Se non si ferma il rialzo, la recessione nell’Occidente sviluppato sarà inevitabile. La Banca Centrale Europea ad esempio vorrebbe abbassare i tassi per venire incontro ad un’economia in sofferenza, ma non ha il coraggio di farlo per non creare ulteriori spinte inflazionistiche, dovute al “caro-petrolio”.
Ma ora che siamo sotto gli 80 dollari voglio sapere quali scuse prenderà il signor Trichet per non abbassare i tassi. Personalmente ritengo che ci sia la possibilità di un abbassamento di altri due punti e questo inevitabilmente porterà il dollaro in alto vanificando la discesa del petrolio ma rendendo i nostri prodotti più convenienti all’estero e inguaiando ancor di più gli USA perché avranno difficoltà con le esportazioni.
Da una parte c’è qualcuno che tenta di mettere delle “pezze” (vedi una legislazione che blocca d’autorità gli short creati con swap, Otc…un’Arabia Saudita che forza un po’ di più i suoi pozzi), ma da un’altra ci si accorge di un sonno profondissimo su questioni cruciali. La difesa del sistema finanziario diventa sempre più difficile.
Inoltre non è detto che con la recessione la domanda mondiale di petrolio scenda automaticamente.
Il presidente della FED ha affermato che per far scendere del 10% il prezzo del greggio è necessario che l’offerta aumenti dell’1% o che la domanda diminuisca dell’1%. L’1% corrisponde a 850mila barili. Il problema è che la domanda mondiale non è scesa di così tanto. Anche in America, dove è scesa di più, si è ridimensionata solo la benzina, i distillati no. In Asia la domanda continua a salire. Questo significa che un secondo semestre di crescita vicina a zero in America ed Europa potrà fare scendere ulteriormente il prezzo, ma non appena ci saranno cenni di riaccelerazione, come forse in primavera, il greggio farà velocemente nuovi massimi.
Il Fondo Monetario dice che sta finendo la crisi finanziaria, ma inizia in compenso la crisi economica. L’Europa è a crescita zero da tre mesi e ci resterà in sostanza per altri dodici. L’America, dal canto suo un quarto trimestre a rischio di recessione. La Cina da sola non riuscirà a compensare il resto del mondo. In America si discute seriamente sulla necessità e ineluttabilità di una riduzione dei consumi dal 70% al 60% del Pil, in modo da ricreare un 10% di risparmio. E’ una trasformazione ampia e severa, che richiederà molti anni in cui la crescita sarà delegata in pratica alle sole esportazioni nette. Questo processo, di per sé già faticoso, sarà ancora più doloroso se sarà accompagnato da un petrolio in rialzo strutturale.
A un certo punto di questo processo il dollaro diventerà la valuta più interessante del mondo, ma nella prima fase dovrà mantenersi molto debole. Per l’Europa questo aggiustamento potrebbe significare il passaggio dal pareggio al passivo delle partite correnti, con rischi di deindustrializzazione nei settori più deboli. Se questo avverrà in un contesto di rincaro dei combustibili fossili l’intero apparato produttivo si troverà di fronte a una sfida gigantesca.
Oggi l’euro è più forte del dollaro. Basta entrare in una boutique della 5th Avenue e comprare polo e camicie di marca allo stesso prezzo delle bancarelle taroccate al mercato da noi.
Però l’euro è sopravvalutato e gli USA (a differenza dell’Italia) sono un Paese capace di rimboccarsi le maniche e risalire la china. E se la BCE abbassa i tassi vedere l’eruo attorno alla parità da qui a qualche mese non dovrebbe essere impossibile.
Allora? Ci sarà la fine del mondo? ……Certo che no!!
L’essere umano non è capace di prevenire i danni, ma è bravissimo nel curarli. Anzi, i danni che cura se li ha provocati da sé. L’uomo è come un “software” naturale che nel codice porta scritta la capacità di spegnere gli incendi e non di prevenirli. È come se la natura premia l’eroe che spegne l’incendio piuttosto che l’ingegnere che progetta una casa ignifuga.
Questa metafora serve per far capire che ogni volta che l’acqua arriva alla gola, il sistema mondiale reagisce. L’uomo non ha la capacità di prevenire le crisi finanziarie ed economiche che ciclicamente si ripetono, ma è capace di rispondere ad esse, applicando delle specie di “cerotti” o “pezze”.
Quindi cosa ci dobbiamo aspettare adesso? Come sempre accade, in situazioni di crisi come quella attuale, c’è un’ inversione di tendenza, ma nessuno può sapere quando – tra un mese, tre mesi, sei mesi, un anno o chissà.
Chi riuscirà ad azzeccare il momento giusto farà “il gran colpo”, ma chi sbaglierà ci rimetterà pure le mutande. Quindi, meglio lasciare agli speculatori questo ruolo da “veggenti”.
Per i piccoli risparmiatori la regola è una soltanto: investire nel lungo periodo in maniera graduale, diversificando titoli e settori, perché l’unica cosa certa, adesso, è che i mercati prima o poi ripartiranno.
Morale della favola: la crisi dei mercati è sì molto importante e sicuramente ancora lunga, ma non è ancora la fine del mondo, e tantomeno del mondo occidentale. Il mondo occidentale, questo gigante malato che si distrugge da solo, ha le cartucce da sparare per rimettersi in sesto.
Quanto al petrolio, il mondo dopo essersi rovinato con esso si sta mettendo al lavoro per sviluppare le cosiddette energie alternative. Nei prossimi anni (3-4 anni) vedremo dei grandi cambiamenti. Il prossimo mercato toro sarà dei titoli energetici (non petroliferi) e di quelli chimici legati agricoltura . Preparati!